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Da una parte il gusto dei consumatori è in mutazione, dall’ altra le esigenze di immettere prima i vini sul mercato

Nelle cantine una nuova corrente sta via via prendendo sempre piu piede. Da un lato sembra dipendere dai consumatori che stanno cambiando rapidamente gusto, persino di quelli statunitensi, sempre meno interessati a percepire nel bicchiere l’impronta ( a volte fin troppo invasiva ) del legno; dall’altro è la curiosita dei produttori  verso nuove forme che li spinge a sperimentazioni continue evitando la classica barrique. Ci sono anche altre motivazioni, dalla concorrenza di contenitori differenti, come cemento e terracotta,( riscoperti dopo decenni di quasi inutilizzo ) alla necessità di immettere il vino sul mercato il più velocemente possibile, utilizzando forme sostitutive del legno, non sempre con standard di qualita elevati (es.  trucioli di legno immessi direttamente nel vino )

Una fetta del mercato sembra avere virato verso elaborazioni meno invasive e piu rispettose del vino stesso. Un’altra, al contrario, è alla ricerca di sfumature nuove, stimolando i produttori a rivolgersi verso aromi prima non utilizzati, o poco impiegati. 

Dopo la bulimia da barrique degli scorsi decenni dove qualsiasi vino “doveva sapere di legno”, ora il consumatore chiede vini dove il legno non tenga in ostaggio tutto il resto; altri, invece, non ne rinnegano il contributo, nemmeno quando sostanzioso, ma chiedono novità. Ecco allora la quercia mongola dalla Cina, il cedro spagnolo del Messico e l’amburana del Brasile.

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