Il connubio tra vino e monasteri è noto da secoli: possedere dei vigneti era una prerogativa indispensabile per la celebrazione delle funzioni religiose. Non tutti sanno pero, che in alcuni monasteri e conventi il vino si produce anche oggi. Si parte dalla Grecia, e in precisamente dalla penisola Calcidica, nel monastero di Megisti Lavra, sul Monte Athos. Il vino si chiama Epifanis, ed è a base di tre uve: merlot. cabernet sauvignon e limnio, una cultivar tipica della nazione. La Georgia di monasteri ne ospita ben due: Alaverdi e Martvili. La cantina del primo è stata restaurata nel 2006, e da allora vi lavorano cinque monaci, che producono con macerazioni di uve bianche nel tipico stile di questa zona del mondo (in particolare l’autoctona khikhvi) e impiego di qvevri; a Martvili, invece, ci si dedica alla produzione di una vendemmia tardiva da ojaleshi, autoctono a bacca rossa, ricco di antociani. In Serbia si trova il monastero di Bukovo, che custodisce il rarissimo tamjanika nero.
Attualmente sono almeno una dozzina i monasteri dove si producono vini. La maggior parte si trovano in Europa e nel Vicino Oriente.
Anche l’Italia può vantare due luoghi: il monastero di Vitorchiano, in provincia di Viterbo, gestito dalle Monache Cistercensi della Stretta Osservanza e l’abbazia agostiniana di Novacella, in Alto Adige. A Vitorchiano le monache coltivano una vigna di 5 ettari, che ospita principalmente malvasia, trebbiano e verdicchio, oltre a piccole quantità di sangiovese, ciliegiolo e merlot. Con il sapiente aiuto delproduttore umbro Giampiero Bea, il loro Coenobium ha avuto tanto successo da essere diventato quasi interamente appannaggio dell’azienda di importazione statunitense Rosenthal. Più nota (ne parlano diverse guide del settore), l’abbazia di Novacella è stata fondata nel 1142, e oggi è proprietaria di 86 ettari, distribuiti tra Varna e Cornaiano. Nella conca brissinese, dove si trova la sede storica, si producono i bianchi più noti. |